EVENTO – Il 17 maggio, in occasione della XVI edizione della Race for the cure Roma 2015, Stop Rape Italia ha debuttato partecipando all’iniziativa con una sua squadra. Il team sportivo composto da 25 atlete si è diviso tra chi ha partecipato alla corsa e chi alla camminata di 5 km. Alle donne “camminatrici”, mentre le colleghe  velociste schizzavano lungo il percorso, è stato affidato il compito di portare il messaggio della Campagna Stop Rape mostrando lo striscione per la totalità dei km coperti.

Si  voluto così dimostrare il supporto ad un modo di reagire proattivo, caratteristico delle donne in rosa, che si rendono riconoscibili per testimoniare la loro lotta contro il cancro e sostenere le altre donne con il loro esempio. Anche la International Campaign to Stop Rape and Gender Violence in Conflict ha un’esperienza simile, la Unite Survivors United for Action composta da donne sopravvissute allo stupro che vogliono condividere la loro esperienza per dare coraggio e sostegno ad altre donne che hanno vissuto la stessa esperienza.

Trovare il coraggio di reagire per se e per le altre donne, in qualunque contesto e su qualunque problematica, contribuisce a creare non solo una rete di solidarietà ma anche un contesto favorevole alla promozione ed alla tutela dei Diritti Umani.

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03/2015
REPORT:  DRC  –  victims of sexual violence rarely obtain justice and never receive reparation. Major changes needed to fight impunity

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03/2015
NON SONO LE VITTIME A DOVERSI NASCONDERE

COMUNICATO STAMPA Roma, 17 marzo 2015 “Non vale la pena denunciare la violenza sessuale, e’ troppo umiliante” questa la dichiarazione rilasciata dalla rock star Madonna al conduttore dell’ Howard Stern Show, come riportato dall’ANSA (14 marzo 2015). Pur nel pieno rispetto delle scelte personali, la Campagna Italiana contro lo stupro e la violenza di genere durante i conflitti, membro della International Campaign to stop rape and gender violence in conflicts, vuole ricordare il coraggio di tutte quelle donne vittime di violenza che hanno trovato la forza, non solo di denunciare quanto subito, ma di raccontare la loro storia per aiutare altre donne, agendo come soggetti resilienti, in grado di fronteggiare il trauma subito, senza esserne travolte e riorganizzando la propria esperienza, per loro stesse e le comunità in cui vivono. Denunciare significa affermare l’inviolabilità del corpo di un essere umano, non tacere, con i tempi di elaborazione di ognuno, significa rifiutare di subire quanto accaduto. Le scelte di come reagire a un trauma del genere sono individuali, ma proclamare pubblicamente che non serve a nulla denunciare ci trasforma in una sorta di complici di chi confida nel nostro silenzio.

“La dichiarazione di Madonna, sembra non valutare l’impatto di inibizione sulle tante donne abusate – dichiara Tibisay Ambrosini, il fenomeno dello stupro già di per se umiliante e doloroso, assume in se l’aggravante di tortura non solo fisica ma anche psicologica. Credo che Madonna abbia in qualche modo voluto stigmatizzare la mancanza di tutela delle vittime violate ma crediamo anche che non abbia tenuto conto che le parole, spesso vanno oltre le intenzioni” continua Tibisay Ambrosini “In questo caso anche Lei con un giudizio tranchant contribuisce a riportare le lancette dei diritti delle donne indietro nel tempo, all’idea che non siano il sistema ed i metodi a dover migliorare, ma che le donne debbano rinunciare a difendersi ribaltando la stigmatizzazione sui colpevoli anziché sulle vittime. Invitandole a nascondersi … in attesa della prossima violenza”. “Dichiarazioni come queste non sono di aiuto, probabilmente l’idea di avere diversi bodyguard a disposizione crea un certo distacco dalla realtà ” Conclude la coordinatrice della Campagna Stop Rape in Italia.

Proprio per dare voce alle donne sopravvissute allo stupro, in situazioni di conflitto come nella normale vita quotidiana, alcune vittime di violenza sessuale hanno dato vita al Network Survivors United for Action1. Le fondatrici della rete, presentata lo scorso giugno a Londra, durante il Global Summit to end

Sexual Violence in conflicts, vogliono in questo modo offrire a tutte le donne una piattaforma per entrare in contatto con altre donne per supportarsi e per organizzare azioni di advocacy e lobby nei confronti delle istituzioni e dei policy makers a qualunque livello, locale, nazionale ed internazionale. L’intento è far arrivare la voce delle vittime a quei tavoli di discussioni dove si prendono decisioni che avranno un impatto sulle loro vite, e dove spesso, troppo spesso, non c’è un posto per loro.

Due delle protagoniste di questa iniziativa hanno fatto trascorrere molto tempo prima di rendere pubbliche le loro storie. Jody Williams, Premio Nobel per la Pace 1997, vittima di violenza da parte delle squadre della morte mentre era in El Salvador, ha condiviso la sua esperienza 15 anni dopo l’accaduto. Anche per Jineth Bedoya Lima, giornalista colombiana, violentata e torturata a causa del suo mestiere, sono dovuti passare nove anni prima di riuscire a condividere la sua terribile esperienza. Ma queste donne hanno trovato il coraggio di reagire, per parlare anche a nome di chi ancora non ne ha la forza, per dire al mondo che la vergogna non è di chi subisce la violenza, ma di chi crede di avere il diritto di abusare il corpo di un altro essere umano. È l’azione di alzarsi e di reagire che ha fatto si che Jineth Bedoya trasformasse la sua storia di vittima in quella di sopravvissuta che porta sul suo volto le storie di altre donne come lei.

Sebbene le denunce siano fondamentali per poter perseguire i perpetratori delle violenze e cercare di garantire la fine dell’impunità, ancora prima di far comprendere alle donne l’importanza di parlare, l’esempio di chi denuncia e condivide l’esperienza vissuta, deve contribuire a cambiare il modo di pensare, sia delle donne coinvolte, che del loro intorno familiare e comunitario, riducendo lo stigma che ricade sulle vittime. Jinet Bedoya in un’intervista televisiva ha dichiarato “ Noi non siamo meno degne, anzi siamo più degne, perché malgrado quello che c’è accaduto, continuiamo ad andare avanti”.

Sia che si tratti di violenze di genere in contesti di guerra, sia che si tratti di aggressioni maturate per le strade di tranquille città, ciò che più è necessario per contrastare questo fenomeno è un cambiamento nella cultura, nel modo di pensare, da parte di tutti, uomini e donne, vittime e colpevoli. Riportare al centro il rispetto per la vita e per ogni essere umano, e per il corpo delle donne che lungi dall’essere un campo di battaglia rappresenta invece quel luogo sacro che da la vita anche agli uomini.

Per informazioni:

Tibisay Ambrosini
Cel 3481049619 norape@campagnamine.org

1 Esperance Kavira Furaha; Hania Moheeb; Jody Williams; Valentina Rosendo Cantù

Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne 2014 – Messaggio  di Phumzile Mlambo-Ngcuka Direttrice Esecutiva di UN Women

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Partecipa alla tweet chat: come possono lavorare insieme le Organizzazioni Non Governative ed il Settore Privato per porre fine alla violenza sessuale nei conflitti?

Martedì 18 novembre alle 10:00 am EST/ 3 PM GMT

Aggiornamento sul sito della CAMPAGNA NO RAPE

TWEETCHAT

con Karin Forseke e Clare Melford—due donne leaders nel collegamento tra il settore del corporate e quello dei progetti di giustizia sociale. Karen e Clare parleranno dei modi innovativi attraverso cui il settore privato e le ONG possono lavorare insieme per porre fine alla violenza sessuale nei conflitti.

Per partecipare alla discussione l’account è (@NobelWomen)  e attraverso l’hasthtag  #TogetherToEndSVC GMT!

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Here’s your chance to take part in a challenging conversation with three Nobel Peace laureates, on How Women are Mobilizing to End Violence against Women and Transform the World, on 29th September.

http://www.breakthrough.tv/nobel-women/

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La International Campaign to stop Rape and Gendere Violence in Conflict è la prima ed unica rete mondiale di organizzazioni espressione della società civile, impegnate per porre fine alla violenza sessuale nei conflitti.

È composta da circa 700 organizzazioni, impegnate sia a livello locale che nazionale ed internazionale. La Campagna raggruppa esperti in ambito legale, medico e della protezione, donne rappresentanti di gruppi di base locali in difesa dei diritti delle donne, vittime e sopravvissute e Premi Nobel per la Pace, rappresentando lo spettro completo di tutti gli attori coinvolti nel complesso tema della violenza sessuale nei conflitti.

La Campagna Italiana contro le mine ne è parte dal gennaio 2014.

Oggi esce il nuovo sito della Campagna Stop Rape and Gender Violence in Conflict anche in Italia …