COMUNICATO STAMPA – (Roma, 12 novembre 2020) – Secondo quando riportato dal Landmine Monitor 2020 nella sua 22° edizione presentato oggi. Malgrado mentre i paesi si sforzino collettivamente di compiere progressi per raggiungere un mondo libero dalle mine durante la pandemia del COVID19, si registrano nuove insidiose sfide il nuovo utilizzo delle mine improvvisate da parte di gruppi armati non statali (NSAGs), un continuo numero in crescita degli incidenti tra i civili e la diminuzione a livello generale nel supporto alla mine action.
Ad oggi sono 164 i paesi che hanno aderito al Trattato di messa al bando delle mine, adottato 23 anni fa. Si tratta dell’80% dei paesi del mondo ed i 33 paesi restanti de facto ne rispettano gli obblighi.
Solo il Myanmar, che non è parte del Trattato, ha fatto uso di mine antipersona nel periodo che va tra metà 2019 fino ad ottobre 2020. Nello stesso periodo diversi gruppi armati non statali (NSAGs) hanno fatto uso di mine antipersona nei seguenti 6 paesi: Afghanistan, Colombia, India, Libia, Myanmar e Pakistan.
L’ampia distruzione delle scorte di questi ordigni indiscriminati continua ad essere uno dei più grandi successi del Trattato di messa al Bando delle Mine. Ad oggi gli Stati Parte hanno distrutto oltre 55 milioni di mine antipersona presenti negli arsenali, comprese oltre 269,000 mine distrutte nel 2019.
Il 2019 rappresenta il quinto anno consecutivo con un elevato numero di vittime da mina e da residuati bellici esplosivi (ERW), dovuti per lo più ai conflitti armati intensi e all’uso su larga scala di mine improvvisate. Secondo il Landmine Monitor 2020 sono stati registrati circa 5,554 incidenti da mine/ERW più della metà dei quali provocati da mine improvvisate (2,949). I civili sono ancora la maggioranza delle persone coinvolte negli incidenti rappresentando l’80% del totale, e di questi circa la metà coinvolge bambini (43%).
L’anno preso in esame dal report ha visto una riduzione nei finanziamenti dedicati alla Mine Action a livello generale, con 45 donatori e paesi contaminati che hanno contribuito per circa $650.7 milioni di dollari americani, un 7% in meno rispetto al 2018.
Gli Stati Parte considerati ancora inquinati da mine, fino ad ottobre 2020, sono 33. Sei di questi paesi dovrebbero riuscire a rispettare le rispettive scadenze per completare le operazioni di bonifica, mentre otto di questi paesi hanno richiesto un’estensione che verrà valutata al prossimo Meeting degli State Parte che si terrà in modalità online dal 16 al 22 novembre prossimo.
Malgrado alcuni miglioramenti relativi all’accessibilità, qualità e quantità di servizi per le vittime, la pandemia dovuta al COVID19 ha provocato restrizione nell’accesso ai servizi per i sopravvissuti e le persone con disabilità oltre che nell’esercizio dei propri diritti. L’impatto della pandemia è stato aggravato da anni di scarsità di risorse per ‘assistenza alle vittime in diversi paesi.
In questa edizione nel Monitor, dopo un decennio in cui ha ricevuto poca attenzione, la Risk Education torna ad essere una priorità, pilastro della mine action, essenziale per far convivere in sicurezza le popolazioni affette con l’eredità di morte rappresentata da questi ordigni.
Nel 2020 gli operatori della Risk Education sul campo hanno individuato e utilizzato strumenti online ed hanno unito al loro messaggio quello contenente le norme di prevenzione dal contagio del COVID19.
Durante il periodo preso in esame sono stati bonificati circa 156kmq e distrutte oltre 123,000 mine. Il Cile agli inizi del 2020 ha dichiarato di aver completato le operazioni di bonifica.
REPORT
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Per interviste
Giuseppe Schiavello direttore Campagna Italiana contro le mine 340/4759230
per materiali e informazioni
348/1049619
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